CHIRURGIA

Avanzata

Traslazione di nervo alveolare inferiore


Spesso accade che distretti ossei mascellari e mandibolari edentuli da lungo tempo presentino marcate atrofie volumetriche. Questo è un processo fisiologico dell’organismo che avviene per la mancanza di uso di un organo, in tal caso l’osso di sostegno dei denti.
Se il paziente non decide e provvede in tempi brevi dall’estrazione dentaria all’effettuazione dell’impianto, ci si potrebbe trovare difronte ad una situazione atrofica talmente marcata da impedire l’accoglimento di qualsiasi impianto, anche piccolo.
Se nel mascellare superiore ogi disponiamo di una tecnica ben consolidata e sicura per rigenerare osso (rialzo di seno mascellare) nel caso della mandibola le cose sono un po’ più complicate. Infatti anche se apparentemente l’osso sembra avere un’altezza sufficiente per l’implantologia, bisogna ricordare che al centro del ramo orizzontale decorre un nervo (anzi un fascio vascolo nervoso) che limita l’altezza ossea realmente fruibile alla zona ad esso sovrastante. Con ovvie gravi limitazioni.

L’intervento di traslazione del nervo alveolare inferiore si propone di bypassare il decorso del fascio in modo da poter sfruttare per intero l’altezza dell’osso mandibolare. La tecnica di esecuzione è la seguente:
in anestesia locale si accede lateralmente, aprendo una finestra ossea, al decorso del nervo; questo viene dislocato momentaneamente e lateralmente dal sul alveo osseo in modo da passargli accanto, tra nervo e corticale linguale, con gli impianti. Quindi, dopo un’attesa per la rigenerazione dell’osso asportato di circa 6 mesi, si possono mettere i denti.
Generalmente, se ben eseguito, l’intervento è scevro da inconvenienti, anche se non è da escludere una parziale insensibilità al labbro dovuta altrauma dello spostamento. Tale complicanza si risolve in un tempo variabile da pochi giorni fino ad arrivare perfino ad un anno.

Ma c’è un’altra possibilità di aggirare il problema dell’atrofia dei settori posteriori della mandibola. Infatti, se l’osso è basso ma sufficientemente largo, è possibile, con opportuni impianti a forma di ago, dello spessore di mm. 1,2 – 1,5, passare accanto al nervo vestibolarmente (cioè dal lato della guancia) ed, in misura minore, lingualmente. Gli impianti ad ago devono avere una direzione divergente e devono poi essere solidarizzati reciprocamente mediante elettrosaldatura, in modo da assumere una struttura architettonica a forma di tripode idonea a sopportare i carichi masticatori.



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